Geranio in Sicilia

geranio sicilianoCol termine Geranio si indica un pianta erbacea il cui nome scientifico è Geranium L. appartenente alla famiglia delle Geraniaceae. Questa famiglia comprende una grande varietà di specie e tutta una serie di ibridi ottenuti da incroci che vanno avanti ormai da decine di anni. Queste piante erbacee possono essere sia annue che perenni, i fusti sono nodosi e le foglie sono di forma variabile.

Gli steli fiorali esili e delicati possono raggiungere anche il metro d’altezza. Il fiore invece presenta cinque petali tutti uguali, cosa che ci consente di distinguerlo da quello del genere Pelargonium (anch’esso comunemente chiamato Geranio) che ha i due petali superiori differenti dai tre petali inferiori per colore e forma. Il frutto ha la caratteristica forma allungata che ricorda la testa di un uccello, tipica della famiglia delle Garaniaceae. Il geranio è molto diffuso, è presente nelle zone temperate di tutto il mondo ed alcune specie nascono spontaneamente in Italia.

Non è difficile notarli sui cigli delle strade o come ornamento di balconi e giardini grazie alla gran quantità di piccoli fiori colorati e vivaci. Questo è anche dovuto al fatto che non temono particolari parassiti e hanno una rapida diffusione che consente a questa pianta di espandersi rapidamente.

Geranio comune

geranio conumeIl Geranio comune o sanguigno (Geranium sanguineum) deve questo suo nome, con tutta probabilità, al colore rosso intenso assunto dai sui petali. Infatti esso a fine stagione ricorda  il colore intenso del sangue.

Si tratta di una pianta erbacea perenne di origine Europeo – Caucasico le cui gemme svernano al suolo protette dalla neve o dalla lettiera. L’altezza media è di circa 30 – 50 cm. e presenta un solo fiore per peduncolo e poche foglie.

Il fiore è di colore rosa carico per poi, come detto, tendere a un rosso porpora verso fine estate. È una pianta diffusa su tutto il territorio italiano fatta eccezione per la Sardegna. In passato è stata usata per le sue proprietà curative in particolare per guarire le ferite o per limitare la secrezione di liquidi.

 

Geranio dei Pirenei

geranio dei pireneiIl Geranio dei Pirenei (Geranium pyrenaicum) è una pianta erbacea perenne con radice legnosa e dal fusto ben eretto e ramificato. Può raggiungere anche i 60 cm di altezza. Le foglie sono palmato-partite e generalmente presentano cinque segmenti, dall’aspetto vellutato e carnoso.

Sono caratterizzate da un bordo arrotondato e dal colore brunastro. I pochi e piccoli fiori sono di colore rosa – violetto con delle nervature scure poste su un racemo terminale. I petali hanno un contorno cuoriforme. La fioritura di questa pianta va da aprile ad ottobre. È una pianta piuttosto diffusa.

La possiamo trovare infatti nei prati, nei terreni incolti o ai margini dei boschi di tutto il territorio italiano e dei rilievi europei. Cresce fino ai 1900 metri di quota.

 

Geranio San Roberto

geranio san robertoIl Geranio di San Roberto (Geranium robertianum), anche noto come “erba cimicina” e “cicuta rossa”, è una pianta erbacea annuale. Presenta fusti ascendenti o prostrati di colore verde tendente al rosso.  In autunno la colorazione rossastra è molto più accentuata, motivo per cui è anche detta “cicuta rossa”.

È una pianta piuttosto pelosa che emana un cattivo odore se stropicciata, da qui invece il nome di “erba cimicina”. I fiori sono di colore roseo violaceo con striature bianche che partono dal centro del petalo. Raramente i fiori possono essere completamente bianchi, e sono disposti a due a due su un lungo peduncolo. Questa specie è diffusa su tutto il territorio italiano così come in Eurasia, Africa settentrionale e in America atlantica. Il suo habitat naturale sono le rovine, le schiarite dei boschi e le zone a mezza ombra.

Questa pianta largamente usata nella fitoterapia grazie alla forte presenza di tannini al suo interno. Sono note infatti le sue proprietà diuretiche, antireumatiche, emostatiche, astringenti e antispasmodiche.

 

Geranio Striato

geranio striatoIl Geranio striato (Geranium dissectum) è una pianta erbacea spontanea e invasiva che raggiunge un’altezza massima di circa 40 cm. Il suo fusto è prostrato e ascendente, spesso strisciante, molto ramificato e cosparso di una leggera e breve peluria. Le foglie hanno lamina divisa in modo molto evidente in lacinie lineari a loro volta divise. Per questo è anche noto come “Geranio a foglie divise”. I fiori appaiati di colore rosa sono piuttosto piccoli (circa 4 – 5 mm) e sono formati da cinque petali bilobati con un peduncolo piuttosto corto.

Grazie a questa caratteristica è possibile distinguerlo dal Geranium columbinum che invece presenta peduncoli fiorali ben più lunghi.
È molto comune ai margini dei sentieri, in ambienti ruderali, nei parchi cittadini così come nei terreni incolti e asciutti.

La sua fioritura va dal mese di marzo fino a maggio inoltrato. Anche questa varietà di geranio è largamente usata per la fitoterapia. Sono note infatti le sue proprietà antisettiche, astringenti e toniche.

 

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Erba Medica

Quando si parla di erba medica si fa riferimento a una grande varietà di piante che vengono utilizzate nella medicina tradizionale e non, in terapie mediche e farmacologiche. Spesso ci si riferisce a queste piante anche definendole “erbe officinali”. Tale denominazione deriva dalla parola “officina” il luogo in cui i principi delle erbe venivano estratti per essere utilizzati nelle varie terapie. Coloro che lavoravano in queste officine e padroneggiavano l’arte dell’estrazione delle essenze erano detti “speziali”.

Costoro padroneggiavano le diverse tipologie di lavorazione delle piante, ed erano in grado di estrarne oli, unguenti, infusi. Le erbe officinali vengono usate a scopo di cura sin dagli albori dell’umanità. Sui papiri degli antichi Egizi sono descritte le testimonianze di questo popolo sull’uso delle erbe mediche. Gran parte delle erbe mediche cresce in modo spontaneo e questo ha favorito il loro utilizzo nel corso della storia dell’uomo.

I principi attivi della pianta possono risiedere nelle foglie, nelle bacche, nei fiori, ma anche nelle radici e nella corteccia. Come abbiamo detto, a questa categoria appartengono tantissime piante di specie diversa. Ne descriviamo alcune.

Erba San Giovanni

ipericoComunemente conosciuta come “erba di San Giovanni”, l’iperico (Hypericum perforatum) è una pianta officinale della famiglia delle Clusiaceae. È un pianta perenne e sempreverde, che da secoli viene utilizzata nella medicina tradizionale. All’iperico sono riconosciute proprietà anti depressive e anti virali. Il nome Iperico deriva da due parole greche che significano “sotto erica”. La denominazione popolare erba di San Giovanni, è da attribuire al fatto che la massima fioritura avvenga attorno al 24 giugno.

L’iperico è perenne e sempreverde, ha un fusto eretto, e si riconosce facilmente grazie alla caratteristica delle foglie, che in controluce appaiono bucherellate. Di qui il nome scientifico “perforatum”. Non di buchi si tratta ma di piccole vesciche oleose. I petali di colore giallo oro, raccolti in corimbi da cinque, contengono minuscole ghiandole di ipericina. Questa pianta cresce presso boschi, prediligendo le aree luminose, ha origine britannica, ma si è diffusa in tutta Italia. La ritroviamo in campi incolti, o siti ruderali.

Già usato nella medicina antica, oggi l’iperico viene apprezzato per le sue proprietà antidepressive. Spesso è consigliato per il trattamento della depressione adolescenziale, evitando così terapie farmacologiche. Leggi di più sulle proprietà antidepressive dell’Erba San Giovanni.

Alla base di questa funzione vi sono diversi principi: ipericina, naftodiantroni, flavonoidi, floroglucinoli. Inoltre l’iperico viene usato come antisettico, grazie alle proprietà anti batteriche dell’iperforina. L’erba di San Giovanni viene inoltre utilizzata per le proprietà astringenti e anti infiammatorie. Diffuso l’utilizzo anche sotto forma di olio, per trattare ferite, piaghe, emorroidi e scottature.

Erba medica Lupulina

erba medica lupulinaL’erba medica lupulina (Medicago Lupulina) deve il suo nome probabilmente alla somiglianza dei fiori con quelli del luppolo. Si tratta di una pianta che ha origine in Inghilterra, dove fu coltivata e si diffuse come foraggio. Si tratta di una pianta perenne annuale, con un’altezza che varia dai 15 a 80 cm.

Le foglie sono composte da tre lamelle di forma ovale, appaiono pelose e dentellate verso la parte finale. I fiori sono piccoli e gialli, di circa 2-3 mm, ma possono raggiungere 8 mm in piante più grandi. Sono raggruppati in racemi compatti. Il frutto è un baccello che alla maturazione si indurisce e diventa nero. All’interno del baccello vi è un seme singolo color ambra.

Oggi ritroviamo questa pianta in Europa, Nord Africa, Medio Oriente, Asia, Nuova Zelanda, Usa, Canada. Cresce su terreni asciutti, calcarei e sabbiosi e non ama le zone ombreggiate. Resiste bene al freddo e la troviamo fino a 1800 m s.l.m. L’erba lupolina viene utilizzata per pascoli precoci e per migliorare il foraggio. I fiori sono anche utilizzati per produrre miele.

Erba medica poliforma

erba medica poliformaL’erba medica poliforma (Medicago Polymorpha) è una pianta della famiglia delle Fabaceae, originaria del bacino Mediterraneo. È una pianta annuale, semi eretta, che può raggiungere l’altezza di 60 cm. Il nome scientifico Medicago viene da “media”, un’area geografica che era occupata dai Medi. Mentre “polymorpha” vuol dire che assume forme diverse, forse in riferimento alle foglie che cambiano nel corso della vita della pianta.

Le foglie delle piantine giovani sono inizialmente oblunghe, ma poi diventano arrotondate. Le foglie successive assumono la tipica forma a trifoglio, sono infatti tripartite. Nella parte finale appaiono leggermente dentellate. Le infiorescenze sono piccole e gialle, raggruppate in capolini da 2 a 10.

I fiori sbocciano da marzo a giugno e spesso attirano farfalle e insetti impollinatori. I frutti sono spinosi sul bordo esterno, hanno diametro di 6-7 mm, alla nascita sono verdi e molli, ma poi diventano marroni e duri. Il baccello contiene semi gialli o marrone. Questa pianta è commestibile e viene usata in diverse zone della Cina come verdura. La ritroviamo su terreni agricoli, nei prati, dove è un buon foraggio per il bestiame. In Italia è presente in tutte le regioni ad eccezione della Valle d’Aosta e del Trentino.

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L’ Iperico (Erba di San Giovanni) contro la depressione

ipericoUn rimedio naturale come l’Erba di San Giovanni può aiutare contro la depressione? Quando si affronta questa malattia, si può avvertire l’esigenza di rivolgersi anche alle cure naturali. Il nostro psicoterapeuta può prescrivere dei farmaci, ma alle cure tradizionali possono essere affiancate diverse cure alternative. Spesso si parla anche di terapia complementare, che può essere concordata con il nostro psicologo. Una di queste è quella che si basa sull’utilizzo dell’Erba di San Giovanni.

Il nome scientifico è Hypericum Perforatum, ma viene comunemente chiamato Iperico. Si tratta di  una pianta officinale perenne e sempre verde, che vanta numerose proprietà fito-terapeutiche. Per questo rientra nella medicina tradizionale, oltre che nelle medicine alternative. Viene utilizzato anche nella medicina omeopatica.

L’utilizzo dell’iperico risale già a secoli fa, dei suoi utilizzi parla anche Plinio il Vecchio. Oggigiorno questa pianta è molto apprezzata per i suoi effetti anti depressivi e anti virali.

Può l’iperico essere una cura per la depressione? Prima di rispondere, sottolineiamo il fatto che solo lo psicanalista, e in alcuni casi lo psicoterapeuta può prescrivere farmaci, e che la depressione non va auto curata. Il fai da te non è una buona pratica nella cura di quella che è una patologia a tutti gli effetti.

 

Gli effetti dell’iperico e perché funziona contro la depressione

fiore iperico in boccioloFatte queste premesse l’iperico, o Erba di San Giovanni si rivela efficace nei casi di depressione moderata, e può sostituire anche alcuni antidepressivi. In molti Paesi, ad esempio in Germania, l’iperico viene utilizzato nelle forme depressive che colpiscono gli adolescenti. In questo modo la psicoterapia, evita il ricorso alla via farmacologica.

I principi attivi presenti nell’Erba di San Giovanni sono diversi. Il primo è l’ipericina, che ha proprietà antidepressive, anti batteriche e favorisce la guarigione di ferite. Sono presenti inoltre: naftodiantroni, floroglucinoli, flavonoidi, e altri composti. Con questi principi attivi l’Iperico agisce sui neurotrasmettitori che sono alla base del controllo dell’umore.

Le foglie e i fiori utilizzate per produrlo, hanno la massima fioritura a fine giugno, di qui il nome Erba di San Giovanni. Attualmente viene usato anche per curare palpitazioni, cambiamenti d’umore, disturbi della menopausa, iperattività, esaurimento. Sotto forma di olio è adatto invece a un uso topico su lesioni e ferite, punture e ustioni.

 

Naturale ma non innocuo, l’iperico funziona ma senza fai da te

il fiore dell ipericoCome si può intuire l’iperico contiene principi attivi come i farmaci tradizionali, e il fatto che sia una pianta, non deve  portare alla deduzione che sia innocua. Se è vero che l’iperico può essere acquistato liberamente, è sempre importante rivolgersi a un professionista ed evitare di auto prescriverselo. Se non abbiamo uno psicoterapeuta, possiamo trovare uno psicologo gratuito presso la ASL locale, o il consultorio: lo psicologo saprà guidarci nell’utilizzo dell’Iperico, che va considerato un farmaco a tutti gli effetti.

Come tale esso ha anche controindicazioni ed effetti collaterali. Tra questi uno dei più evidenti è la fotosensibilizzazione, per questo l’iperico non dovrebbe essere assunto d’estate. Tra gli altri effetti indesiderati si riscontrano: stanchezza, irrequietezza, sensazione di sazietà, aumento del peso, secchezza delle fauci, giramenti di testa, costipazione.

Molti principi attivi di questa pianta possono inoltre interagire con altri farmaci, annullandone gli effetti. In particolare una recente ricerca pubblicata sul Journal of Alternative and complementary medicine, si segnala come il suo utilizzo è sconsigliato in concomitanza con farmaci comuni. Tra questi: contraccettivi, benzodiazepine, farmaci per chemioterapia, immunosoppressori, anticoaugulanti. In alcuni casi l’assunzione con altri farmaci può essere anche pericolosa.

Anche per questo è importante concordare l’uso dell’Iperico con il proprio medico o psicologo.

Il fatto che derivi da una pianta, non significa che l’Iperico sia un prodotto blando, privo di effetti o rischi. Sul web è possibile trovare anche ricette per preparare l’iperico da soli, sia come olio, sia come farmaco. Ancora una volta sconsigliamo il rimedio fatto in casa e la sua assunzione al di fuori di un percorso con un supporto psicologico, anche gratuito.

I fiori siciliani

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Il Timo in Sicilia

timo comune selvaticoIl timo (Thymus) è una pianta appartenente alla famiglia delle Lamiaceae. Si trova sul nostro territorio in diverse specie. Il nome deriva da una parola greca, che indicava forza e coraggio. Questo probabilmente è stato attribuito alla pianta grazie agli effetti provocati dal suo odore balsamico. Il timo fu oggetto dei trattati botanici di Teofrasto, allievo di Aristotele. Questa pianta infatti era molto utilizzata come incenso nel corso dei sacrifici agli dei. In altri studi etimologici, il nome “timo” deriverebbe dalla parola greca che indica genericamente “profumo”.

Il timo può presentarsi come arbusto o pianta erbacea che può raggiungere i 50 cm di altezza. Si tratta di piante perenni, legnose molto ramificate. Le piante di timo presentano ghiandole essenziali, disposte sulle foglie. Le radici generalmente sono fascicolate. Il fusto appare legnoso, eretto o strisciante a sezione quadrangolare. Le foglie di colore variabile dal verde al grigio, sono disposte a due a due in posizione opposta, hanno forma ovata o lanceloata. Sono coperte da piccoli peli, quelle inferiori a volta sono unite in fascetti.

Le infiorescenze hanno forma di spiga, i fiori sono tetrameri e pentameri. La corolla può avere una colorazione dal bianco, al crema al violetto al rosa purpureo. Sono presenti 4 stami, tutti fertili, il nettario si dispone a disco attorno all’ovario. L’impollinazione avviene per mezzo di insetti, in particolar modo api, e talvolta lepidotteri. La dispersione dei semi, dopo la caduta provocata dal vento, avviene grazie alle formiche.

Il timo è diffuso nel mediterraneo e nella zona caucasica. Lo ritroviamo in Europa, Anatolia, nell’Asia del Mediterraneo e nella parte settentrionale dell’Africa. In Italia sono presenti circa 10 specie, di cui circa 7 si trovano sull’arco alpino. Altre invece sono tipiche delle regioni mediterranee.

Timo con fascetti

timo a fascettiTipico della flora sicula, il Timo con fascetti (Thymus longicaulis) è una pianta perenne delle Lamiaceae. Il nome longicaulis fa riferimento alla lunghezza dei gambi della pianta. Questa tipologia di timo in media ha un’altezza tra i 3 e i 6 cm, è può raggiungere l’altezza massima di 30 cm. Si tratta di una pianta legnosa nella parte basale, la sua parte erbacea secca ogni anno, mentre la parte legnosa resta in vita.

Le radici sono di tipo fascicolato, inoltre vi è la presenza di fittoni legnosi. Il fusto è legnoso anche nella parte alta, ricoperto da peletti orientati verso il basso, ha una sezione sub-quadrangolare. Le foglie sono disposte lungo il fusto a coppie opposte. Queste hanno una superficie liscia, mentre nella parte inferiore sono percorse da nervi. Nella parte bassa del fusto le foglie sono raggruppate in fascetti. Le infiorescenze sono composte da fiori raccolti in verticilli. I fiori sono pentameri e lunghi da 4 a 6 millimetri. La corolla ha un colore che varia dal rosa al purpureo, la fioritura avviene nei periodi da maggio ad agosto. I frutti sono schizocarpi formati da quattro nucule secche. L’impollinazione avviene per opera di insetti, perlopiù ditteri e imenotteri, la dispersione dei semi avviene dopo la caduta, grazie a insetti e formiche.

In Italia il Timo con fascetti è diffuso in tutte le regioni ad eccezione della Sardegna, fino ad altezze di 1600 s.l.m. Il suo habitat preferito è caratterizzato da terreno arido e sassoso, rocce, muri.

Il Timo con fascetti è una pianta officinale dai molteplici usi. Grazie alle sue caratteristiche aromatiche viene utilizzata anche in cucina, per insaporire piatti a base di carne o di pesce. Talvolta viene chiamata anche “timo pepe” per via del sapore piccante.

Timo serpillo

timo serpilloIl Timo serpillo (Thymus serpyllum) è una pianta erbacea perenne appartenente alle Laminaceae. Questa specie viene comunemente detta anche “timo selvatico”, “pipernia” o “pepolino”, ed è una delle varietà di timo più diffuse. Si presenta come pianta erbacea alta fino a 30 cm, il fusto è strisciante, radicante, ramoso. Le foglie sono piccole, lineari e di forma ellittica. I fiori sono di colore che va dal rosa al violetto, con fioritura che va da aprile a settembre e che dura all’incirca un mese.

Questa varietà di timo è diffusissima in Europa, anche nelle zone più a nord come l’Islanda. La ritroviamo in tutti i  paesi del Mediterraneo e anche in Asia. Cresce su terreno sabbioso, drenante, soleggiato, fino a un’altitudine di 2600 m s.l.m.

Caratterizzato da una bella fioritura e dal gradevole profumo, viene spesso utilizzato anche come ornamento dei giardini. Comune il suo uso come pianta aromatica in cucina, ha anche proprietà anti batteriche, ed è un aiuto per la digestione. Con il timo serpillo viene prodotto il Serpùl, un liquore tradizionale della zona di Pinerolo, che si ottiene con la macerazione dei fiori. Mentre sull’isola di Ischia viene usato per produrre la Pipernella, dal nome pipernia, liquore ottenuto dall’infusione in alcol. Il timo serpillo è usato anche nella produzione di formaggi di pecora aromatizzati. Grazie ai principi attivi come tannini, saponina, resine flavoni, timolo, carvacrolo è molto sfruttato in fitoterapia.

Fiori Siciliani: scopri di più

Ho incominciato a scrivere il mio blog sui fiori siciliani per passione. Come puoi immaginare non è una cosa cosè facile tenrlo aggiornato, se mi vuoi aiutare contattami !

Il Sommacco In Sicilia

frutto sommacco acerboIl sommacco siciliano (Rhus Coriaria L.) è una pianta che si trova tipicamente nelle campagne siciliane, parte delle Anacardiacee. Questa specie è originaria dei paesi del mediterraneo, e dei paesi arabi e asiatici. Ma oltre alla Rhus Coriaria, nativa della Sicilia, molto diffusa è la Rhus aromatica, originaria del nord America. In tutto, le specie di sommacco attualmente conosciute sono più di 200, di cui molte sono velenose.

Tornando al sommacco siciliano, si tratta di un arbusto che può raggiungere l’altezza di circa 3 m. Questo produce foglie di grandezza fino a 10-20 cm, caratterizzate da un bordo seghettato. Le foglie al tatto appaiono pelose e morbide. I fiori hanno una colorazione giallo verde, si presentano raggruppati in racemi composti, ossia in forma di pannocchia.

La fioritura avviene nel periodo caldo, tra il mese di maggio e agosto. I frutti si presentano come drupe di colore rosso scuro, sono carnosi e succosi. In Sicilia, questa pianta è molto diffusa nelle province di Trapani e Palermo, ma è possibile trovarla anche in altre zone del sud Italia. La sua diffusione inoltre è attestata in Medio Oriente e nell’Europa meridionale.

Gli usi tradizionali del sommacco

Il nome sommacco rimanda dalla parola araba summāq, che deriva da summāqia. Questo termine indica un piatto islamico molto ricco e speziato. Probabilmente il nome è stato attribuito a questa pianta per via dei frutti, che essiccati possono essere utilizzati come spezie.

L’utilizzo del sommacco siciliano, per vari scopi, rimanda a lunghe e antiche tradizioni. Oggi questa pianta non di rado viene ritenuta infestante, e i frutti sono velenosi, se vengono consumati freschi.

Tra i vari utilizzi del passato ritroviamo questa pianta nella concia delle pelli, grazie ai tannini che venivano estratti dalla corteccia e anche dalle foglie. Inoltre il sommacco era adoperato anche per la creazione di coloranti naturali. La stessa corteccia ridotta in polvere, veniva anticamente usata per le proprietà antisettiche.

Proprietà e benefici per la salute

Il sommacco contiene diverse componenti benefiche: vitamina C, tannini, acido fenolico, glicosidi, flavonoidi. Ha dunque funzioni antibatteriche, utile soprattutto per contrastare l’Helicobacter pylori, quindi per gastriti e ulcere.

Attivo anche contro il Proprionibacterium acnes, che causa l’acne e per curare la salmonella. Il potere antiossidante è davvero un fattore di rilievo di questo frutto; per avere un’idea è circa 70 volte più antiossidante rispetto a una mela.

Basterebbe consumare 2 grammi al giorno di sommacco per superare di gran lunga la quantità di anti ossidanti giornaliera consigliata. Tra i benefici per la salute ritroviamo dunque protezione da malattie di tipo degenerativo, cardiovascolari, diabete.

Infatti il sommacco ha anche una funzione ipoglicemizzante: rallenta l’assorbimento dei carboidrati. Abbassa inoltre i livelli di colesterolo, e grazie ai tannini riduce l’infiammazione vascolare. ­Ha inoltre effetti anti microbici, anti infiammatori, anti fungini.

Il sommacco in cucina

sommacco in cucinaIl sommacco è una pianta tuttora nota e apprezzata per le sue proprietà benefiche e per i forti poteri antiossidanti. I frutti, succosi e carnosi, sono velenosi se utilizzati freschi, ma raccolti prima della completa maturazione, possono essere essiccati.

Da essi si ricava il sommacco o sumac, una spezia venduta sia macinata che in grani interi. Tale spezia ha un sapore pungente e un po’ acidulo, e viene molto sfruttata nella cucina mediorientale e dei paesi arabi. Ad esempio il sommacco viene utilizzato in alimenti come l’hummus, in bevande e anche in preparazioni con carne e pesce. Grazie al suo sapore acidulo viene spesso usata anche in sostituzione di condimenti come l’aceto o il limone.

Anche se, come abbiamo ripetuto, i frutti freschi sono velenosi, questi possono essere utilizzati per creare succhi e salse per infusione. In questo caso bisogna tenerli in ammollo per circa 15 minuti. Ma attenzione, tra le diverse varietà di sommacco, vi sono quelle del tutto velenose, che in nessun caso possono essere utilizzate a scopo culinario.

 

Una ricetta fresca a base di Sommacco

Proponiamo qui la ricetta di una tabulé, una piatto semplice e gustoso, per le giornate calde. Si tratta di una sorta di insalata dai sentori arabi, diffusa anche in Sicilia.

Per la ricetta serviranno:

  • Prezzemolo 120 gr
  • Grano saraceno o quinoa – 60 gr
  • Menta fresca
  • Pomodorini pachino 200 gr
  • Mezza cipolla
  • 1 limone
  • Olio extravergine d’oliva
  • Sommacco in polvere

 

Per la preparazione:

tabboulehLavare le erbe e tagliarle finemente con un coltello affilato. Lavare il grano sotto l’acqua corrente, e lasciare in ammollo, per almeno 10 minuti in modo che si ammorbidisca. Poi strizzarlo per eliminare l’acqua eccedente. Mettere il grano in una ciotola e condirlo con olio e il succo del limone, quindi lasciarlo a riposare in modo che i condimenti vengano assorbiti.

Basterà circa mezz’ora, è importante evitare che si inzuppi. Tagliare finemente la cipolla, mescolarla con sale e sommacco. Aggiungere la cipolla al grano, insieme alle erbe che abbiamo già tritato. Completare il condimento a proprio piacimento mescolando il tutto.

Completare il tabulé con i pomodorini tagliati a pezzetti e servire su un ampio piatto di portata, guarnendolo con foglioline fresca di menta.

Fiori Blu di Sicilia: Fiori e Flora Siciliana

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Silene in Sicilia

Con il nome Silene si indicano oltre 300 specie di piante, che appartengono alla famiglia delle Caryophyllaceae. Di queste, circa una cinquantina vivono in Italia e molte appaino nella flora siciliana. Alcune specie sono molto comuni, si tratta di piante spontanee come la Silene vulgaris, la Silene armeria, la Silene sericea, la Silene italica. Altre specie sono più rare: la Silene apetala, la Silene auriculate, la Silene Fructicosa. Esistono inoltre alcune specie che vengono coltivate e utilizzate per creare aiuole ornamentali, o per limitare spazi come la Silene Pendula, la Silene Alperstris e altre varietà.

silene celirosa in siciliaIl nome “silene”  deriva dal greco “silenos” e si riferisce alla forma rigonfia del calice. Questo infatti rimandava alla forma del ventre di Silenus, un semidio della mitologia greca. Si trattava di un essere metà uomo e metà cavallo, compagno e tutore del dio Dionisio.

Molte specie vengono utilizzate come foraggiamento per gli animali, dato che sono diffuse in pianura e in montagna. Le piante di silene sono il nutrimento esclusivo di alcune specie di lepidotteri. Vi sono alcune varietà di Silene che vengono coltivate e utilizzate per l’ornamento di giardini e siepi, bordure ed elementi separatori.

silene celirosa in siciliaL’utilizzo della Silene nella cucina popolare riguarda la Silene vulgaris e la Silene italica. Queste vengono spesso definite con nomi locali come: stridoli, sonaglini, schioppettini, strigoli e tanti altri. Alcuni dei nomi popolari derivano dal rumore che fa il calice se viene schiacciato tra le dita. Anche le foglie, se sfregate emettono un particolare stridolio. Le foglioline della silene sono le uniche parti della pianta che vengono usate in cucina, anche per preparare piatti depurativi.

Queste sono caratterizzate da un sapore molto delicato, e vanno raccolte prima della fioritura. Dopo infatti il loso sapore tende più all’amarognolo. Il consiglio è quello di consumare le foglie a crudo o cotte per pochissimi minuti, in padella, lessate o al vapore. Le foglie contengono infatti sali minerali, fenoli e vitamina C. Possono essere usate come misticanza, o scaldate in acqua e poi condite, oppure utilizzate per frittate, zuppe, sformati, risotti.

Sin dall’antichità questa pianta è conosciuta per le sue proprietà depurative e diuretiche. Il suo utilizzo è benefico per l’intestino, inoltre è sempre stata utilizzata per curare disturbi e affezioni agli occhi. Questa pianta è utilizzata anche in cosmetica, per l’azione emolliente, dato che presenta una buona concentrazione di acidi grassi. La ritroviamo quindi in creme e saponi.

Silene notturna

silene notturnoLa Silene notturna (Silene noctifora) è una pianta annuale della famiglia delle Caryophyllaceae detta così perché dotata di fiori che si aprono durante le ore notturne. Ricordiamo che alcune specie di Silene vengono anche dette “fiori della luna”.

Si tratta di una pianta dotata di radici fittonante, con fusto eretto, che può raggiungere un’altezza di circa 40 cm. Le foglie sono diverse in base alla collocazione. Quelle inferiori sono spatolate e lunghe fino a 10 cm. Quelle superiori sono lanceolate collocate in modo opposto tra loro e lunghe fino a 8 cm.

Questa pianta presenta delle infiorescenze bipare, con un breve peduncolo. I fiori sono ermafroditi e pentameri, sono caratterizzati da un bel profuma e si schiudono solo di notte. La corolla è di colore rosa chiaro con 5 petali che nella parte bassa tendono al giallastro. La fioritura della Silene notturna avviene tra il mese di maggio e agosto. L’impollinazione, data l’apertura dei fiori di notte, avviene esclusivamente ad opera di insetti notturni.

In Italia la Silene notturna è considerata una pianta rara, e si presenta soltanto nel nord della penisola, ad altitudini fino a 1300 m s.l.m.

Silene celirosa

silene celirosaLa Silene celirosa (Silene coeli-rosa) è una pianta rara annuale, appartenente alla famiglia delle Caryophillaceae. Questa può raggiungere un’altezza di 50 cm, è dotata di foglie a forma lanceolata molto sottili. Le infiorescenze sono pentamere, di colore rosa/viola che tende al bianco nella parte bassa.

I frutti sono capsule lunghe circa 17 mm. Grazie alla fioritura questa pianta viene molto utilizzata come pianta ornamentale da giardino, in grandi gruppi. I semi infatti si trovano normalmente in commercio.

La silene celirosa è distribuita nelle zone mediterranee. In Italia la ritroviamo in Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna e Sicilia. La crescita spontanea avviene soprattutto su terreni aridi e incolti. Il periodo di fioritura di questa pianta è tra aprile e giugno, e cresce fino a 1200 m s.l.m.

Silene sicula

silene sicilianoLa Silene sicula (Silene italica supbs. sicula) è una pianta perenne, sub-specie della Silene Italica, appartenente alla famiglia delle Caryophyllaceae. Questa pianta erbacea è dotata di fusto eretto, alto fino a 30 cm, con foglie basali spatolate, e foglie cauline piccole e lineari.

I fiori sono color rosa pallido tendente al bianco. I petali sono divisi in due lacinie. Questa specie deve il suo nome al fatto che è presente soltanto nell’Italia meridionale con prevalenza in Sicilia.

La fioritura avviene e da maggio a luglio, cresce fino a 1400 m s.l.m, in prevalenza nei boschi e nelle radure.

Fiori Blu di Sicilia

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Il Cardo in Sicilia

Il cardo è il nome comune utilizzato per indicare numerose specie del Carduus, appartenente alla famiglia delle Asteracee, ma anche delle Apiacee e delle Dipsacacee. Si tratta di specie annuali, bienni o perenni, caratterizzate da foglie spinose e fusti eretti che possono essere più o meno ramosi.

Queste erbe sono diffuse in diverse parti del mondo, le ritroviamo nelle Isole Canarie, nell’Africa Boreale, in Giappone e in Europa. In Italia in particolare sono diffuse diverse specie, che variano a seconda della regione. Il cardo è presente anche in Sicilia, Con particolari varietà, come il Cardo rosso e il Congestus Guss.

Tra le varie piante di questa specie, il Dipsacus fullonum detto comunemente Cardo dei lanaioli, veniva utilizzato nelle operazioni di cardatura e pettinatura della lana. I cardi sono utilizzati anche nell’industria, ne vengono ricavati olio e carta. Alcune parti della pianta giovane possono essere utilizzate per usi culinari.

Il cardo minore

il cardo minoreIl cardo minore (Carduus tenuiflorus) ha durata biennale, ed è caratterizzato da infiorescenze spinose dal colore violetto. Appartiene alla famiglia delle Asteracee. La sua lunghezza può variare dai 20 ai 70 cm, e nella variante americana può raggiungere anche i 2 m.

La radice si presenta grossa e garantisce un buon ancoraggio al terreno. Il fusto è eretto e ramoso, con presenza di foglie basali e foglie cauline. L’infiorescenza ha in genere da 3 a 8 capolini, nei quali vanno a inserirsi fiori tubulosi.

Questi sono ermafroditi, attinoformi, con calice e corolla pentameri. La corolla è lunga dai 10 ai 14 mm e ha un colore purpureo chiaro. I frutti del cardo minore sono acheni di colore marrone chiaro o grigio.

L’impollinazione è entomogama, avviene attraverso gli insetti, così come la dispersione dei semi dopo la loro caduta. Questa specie prolifera in habitat aridi e incolti con substrato calcareo o siliceo. È presente ad altitudini fino a 800 m s.l.m. In Italia si trova in maniera discontinua dalle Alpi alle isole.

Il cardo saettone

Il cardo saettoneIl cardo saettone (Carduus pycnocephalus) rientra tra le piante bienni della famiglia delle Asteracee. Il nome pycnocephalus fa riferimento alla forma e alla consistenza dell’infiorescenza, infatti pyknos e cephalus in greco significano proprio testa compatta.

Questa varietà ha fusto eretto che in media è alto tra i 20 e i 60 cm, con altezze massime di 120 cm. Il ciclo di crescita di questa pianta è biennale, con fioritura completa solo al secondo anno. Come in altre piante della specie, la radice è grossa e funge da ancoraggio al suolo. Il fusto è ramoso, provvisto di spine lunghe fino a 15 mm. Il cardo saettone presenta foglie basali pannatolobate, e foglie cauline sessili.

Nella parte alta troveremo da 2 a 5 capolini raggruppati; l’infiorescenza distingue questa specie da altre della famiglia delle asteracee, in quanto è di tipo tubuloso. I fiori sono ermafroditi, e con corolla pentamera. Il colore va dal rosa al bianco, in alcuni casi tende al purpureo. I frutti sono acheni carrucolati, color marrone chiaro o grigio. L’impollinazione è entomogama, avviene per mezzo degli insetti, il che determina anche la riproduzione. Anche la dispersione dei semi caduti avviene grazie agli insetti. Questa varietà è presente un po’ ovunque sul territorio italiano fino a 1000 s.l.m. La ritroviamo sui bordi delle strade, su terreni non coltivati e aridi. Il substrato può essere calcareo o calcareo/silicio.

Il cardo dentellato

Il cardo dentellato (Carduus defloratus) è una pianta della famiglia delle Asteracee, perenne. Il nome di questa variante, “defloratus”, in latino significa “sfiorito”, probabilmente in riferimento alla posizione inclinata del capolino. Il cardo dentellato ha altezza media tra i 35 e i 50 cm, con altezza massima di 80 cm.

La conformazione di questa pianta vede un fusto eretto a sezione cilindrica, privo di foglie nella parte alta. Queste vi sono nella parte bassa, ove è presente una rosetta basale. Le foglie sono lancelolate e spinose nella parte esterna, glabre nella parte superiore e ricoperte di peli pluricellulari nella parte inferiore.

Questa pianta presenta capolini solitari caratterizzati da un’inclinatura verso il basso. Le infiorescenze sono tubulose, ermafrodite e pentamere. La corolla può essere lunga fino a 18 mm, ed è di colore porpora chiaro. I frutti sono acheni di colore chiaro. L’impollinazione avviene tramite insetti, la fioritura si verifica tra maggio e settembre. Anche i semi, una volata caduti, vengono dispersi dagli insetti, in special modo formiche.

Questa pianta è diffusa in tutte le zone d’Italia, fino ad altitudini di 2000 m s.l.m. In particolare la ritroviamo su terreni aridi, calcarei e molto soleggiati.

Il cardo rosso

cardo rossoIl cardo rosso (Carduus nutans) fa parte delle Asteracee è una pianta erbacea con ciclo di vita biennale. Il nome nutans, deriva dal fatto che il capolino, inclinato verso il basso, oscilla al vento.

Questo cardo è caratterizzato da un fusto eretto, di colore bianco, foglioso e spinoso, che può raggiungere la dimensione di 100 cm. Negli Usa sono stati trovati esemplari anche di 5 m. I capolini possono variare da 1 a 20, e in alcuni casi possono arrivare fino a 50. La radice è grossa e ancora il fusto al terreno, le foglie sono di colore verde scuro a lamina sinuata. Queste hanno una superficie glabra o cerosa, nella parte alta, e filamentosa nella parte inferiore.

I fiori sono tubulosi, su peduncoli reclinati verso il basso, sono caratterizzati da un colore rosso purpureo e un odore muschiato. La corolla può misurare dai 18 ai 22 mm. La fioritura avviene tra giugno e agosto; il cardo rosso è ricco di nettare e l’impollinazione si verifica per opera di farfalle e api. I semi sono di colore giallo o marrone, e sono dispersi dal vento e trasportati da insetti.

Il cardo rosso presenta diverse sottospecie, ed è diffuso in tutta Italia, fino a 1700 m s.l.m. Viene ritenuta una pianta infestante, predilige le zone assolate, aride, sassose, rurali, ma appare anche lungo i bordi delle strade. Tra le sottospecie troviamo il Carduus Nutans Siculus, detto anche Cardo siculo, caratterizzato da foglie con nervi, peduncoli lisci. Questa sottospecie è diffusa esclusivamente in Sicilia.

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Il Trifoglio in Sicilia

Il trifoglio (Trifolium L.) è un genere di pianta erbacea che può essere annuale, biennale e in qualche caso perenne. La famiglia di appartenenza è quella delle Fabacee (leguminose). Questa famiglia comprende quasi 250 specie ed è diffusa nelle zone montuose tropicali e nelle regioni temperate al nord dell’equatore. Il suo nome è dovuto alla forma della foglia suddivisa in tre o più foglioline. I

trifoglio comunel ritrovamento di un trifoglio a quattro foglioline (quadrifoglio), data la rarità dell’evento (circa 1 su 10.000), è associato nelle culture popolari alla buona sorte. Oltre che come pianta ornamentale è molto impiegata anche in agricoltura. Come altre leguminose, infatti, ospita tra le radici particolari batteri capaci di fissare l’azoto dell’atmosfera. Pertanto viene impiegata, fin dal tempo degli antichi romani,  nel sistema di rotazione delle culture per da migliorare la fertilità della terra. Alcune specie particolarmente ricche di proteine invece vengono coltivate allo scopo di foraggiare il bestiame.

È una pianta a crescita decisamente rapida, una volta piantata impiega solo 48 ore per germogliare.

Predilige terreni argillosi adattandosi comunque a quasi ogni tipo di terreno, purché non sia impregnato d’acqua. Generalmente non resiste molto bene al freddo. È piuttosto utilizzata anche nella fitoterapia. Le sue proprietà curative sono note sin dall’antichità quando veniva usata per guarire le ferite lasciate dai morsi di serpenti velenosi. In effetti dal Trifolium si estraggono dei fitormoni (ormoni vegetali), in particolare estrogeni, utili a rallentare l’invecchiamento della cute. È inoltre impiegato per calmare i disturbi caratteristici delle donne in menopausa come vampate, depressione, malattie cardiovascolari, osteoporosi.

Trifoglio Ladino

trifoglio ladinoIl Trifoglio Ladino (Trifolium repens) è anche detto “Trifoglio bianco” (per il colore dei fiori) o “Trifoglio rampicante”. È una pianta erbacea nativa del continente europeo, del nord Africa e dell’Asia occidentale. Ha un ciclo di vita solitamente perenne anche se in condizioni di forte umidità può essere bi-triennale. I rizomi sono ramificati, gli steli sono striscianti e di colore violaceo e raramente supera i 30 cm di altezza.

Grazie ai fusti striscianti la pianta si moltiplica per via vegetativa ed ecco il perché del suo comportamento da pianta perenne. In Italia la possiamo trovare su grandi prati, lungo i sentieri di montagna e ai margini del bosco. Predilige i terreni argillosi anche se prolifica su terreni dall’acidità assai diversa. Grazie alle proprietà azoto-fissanti e alla capacita di tenere a bada le erbacce è considerato un componente benefico e fondamentale per la cura del prato. Oltre che come foraggio per gli animali è talvolta destinato anche al consumo umano. Diverse sono le ricette che prevedono il Trifoglio ladino tra gli ingredienti. Sono note inoltre le sue proprietà detergenti, oftalmiche, antireumatiche e depurative.

Trifoglio pratense

trifogli pratenseIl Trifoglio pratese (Trifolium pratense) è comunemente detto “Trifoglio dei prati”, “Trifoglio rosso” o “Trifoglio violetto”. È una pianta erbacea perenne, anche se in Italia raramente il suo ciclo di vita supera i due anni. È geograficamente diffusissima e la si può trovare nelle Americhe, in Europa e in Asia. Molto resistente al freddo riesce a sopravvivere anche a quote considerevoli. La troviamo infatti fino ai 2600 m di altezza sul livello del mare. Il sistema radicale è costituito da un fittone ramificato piuttosto piccolo e superficiale.

La sua altezza massima è intorno ai 30 cm anche se gli steli possono raggiungere gli 80 cm. Le foglioline ovali hanno la caratteristica V di colore verde chiaro sul margine superiore. Le infiorescenze sono formate da un centinaio di piccoli fiori tubolari di un colore rosa piuttosto intenso tendente al viola. Preferisce i terreni argillosi anche se prospera tranquillamente in terreni con un Ph compreso tra il 5 ed il 7,5. Come altre leguminose viene impiegata nel ciclo di rotazione delle culture e come foraggio per il bestiame. Nella medicina popolare gli infusi estratti da questa pianta venivano usati per curale l’ipercloridria.

Trifoglio Arvense

trifoglio arvenseIl Trifoglio arvense (Trifolium arvense), anche noto come “Trifoglio dei campi” o “Trifoglio dei conigli”, è una pianta erbacea annuale. Il nome “arvense” deriva dal latino “trovato nei campi” e testimonia la tendenza a nascere spontaneo in modo infestante in terreni incolti e aridi.  Il nome “Trifoglio dei conigli” invece è dovuto al fatto che in passato veniva usato per foraggiare i conigli, gli unici animali in grado di cibarsene.

Ha un’altezza che varia dai 10 ai 60 cm con fusti eretti, semplici o ramosi. Le piccole foglie sono disposte a gruppi di tre, di colore verde-grigio e lunghi peli biancastri. I fiori sono piccolissimi di colore prima bianco e poi tendente al rosa. È piuttosto diffuso e lo possiamo trovare nelle Americhe, in Europa e in Russia. In Italia è diffuso su tutto il territorio nazionale con un ciclo di vita massimo di 2 anni. È relativamente poco utilizzato, almeno rispetto ad altri della stessa famiglia, nonostante siano note le sue proprietà diuretiche e quelle anti-diarroiche.

 

Altri articoli sulla flora siciliana

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La Borracina In Sicilia

Il Sedum, detto anche “borracina”, è un genere vastissimo. Originario dell’emisfero boreale, al genere Sedum appartengono circa 500 specie: dai tappezzanti alti poco più che alcuni centimetri, diffusi nell’area alpina, ai piccoli arbusti tipici dell’Africa centrale.

Il Sedum fa parte delle crassulaceae e come molte altre crassule, le varie specie di borracina sviluppano foglie di piccole dimensioni, a spatola o di forma cilindrica, succulente, dai colori verde, giallo, azzurro o rossastro. Nella maggior parte dei casi queste piante sono coltivabili in giardino e non temono il freddo. La parte aerea generalmente dissecca durante l’inverno per poi rigermogliare in primavera.

Molto diffuse naturalmente anche in Italia, alcune specie di Sedum necessitano di così poche risorse che possono svilupparsi anche tra le crepe di vecchi muri. Le piante succulente infatti si sono evolute grazie alla loro capacità di immagazzinare grandi quantità d’acqua nei loro tessuti, e per questo motivo riescono a sopravvivere anche in condizioni climatiche critiche.

La Borracina Arrossata

La Borracina ArrossataLa borracina arrossata è una specie di borracina annua la cui distribuzione nel territorio italiano è maggiore al Sud e nelle isole, diminuisce man mano che si risale lo stivale fino a scomparire in prossimità del Friuli Venezia Giulia e della Val d’Aosta. Alcuni esemplari di borracina arrossata  sono stati rinvenuti nel passato anche in Trentino, tuttavia pare si sia trattato di un semplice errore di attribuzione.

La forma biologica è terofita scaposa, ed il periodo di fioritura è compreso tra i mesi di maggio e agosto. Cresce su ambienti rocciosi, rupi e muri, e si adatta facilmente ad ogni altitudine, dal livello del mare fino alle zone montane. L’etimologia del nome generico è incerta: potrebbe derivare dal termine latino ‘sedeo‘ (sedersi) con significato di sedare (calmare) o per il portamento quasi prostrato di molte specie. Il nome specifico “arrossata” si riferisce alla tendenza delle foglie ad arrossarsi frequentemente.

La Borracina Cepa

La Borracina CepaLa borracina cepea, come la borracina arrossata, è presente in ogni regione d’Italia eccezion fatta per la Val d’Aosta e il Friuli Venezia-Giulia. Spesso chiamata ‘erba dell’Ascensione’, è per questo confusa con un’altra specie di cui vi parlerò tra poco, la borracina cinerea.
Condivide con le altre specie di borracina la preferenza per muri antichi o terreni ombreggiati.

Non è raro inoltre trovare esemplari di borracina cepea anche nei boschi o presso le sorgenti, in particolare su substrati ricchi di azoto o silicio, in prossimità di fasce montane superiori.

Una curiosità: in Sicilia, ed in particolare nella zona dell’Etna, questa pianta viene chiamata con il nome di “racina di lupu”, il cui significato letterale nel dialetto locale è “uva del lupo”.

La Borracina Cinerea

La Borracina CinereaLa borracina cinerea, come può facilmente suggerire il suo nome, i colori di questa pianta perenne vanno dal verde-grigio cinerino al violaceo. Dall’aspetto peloso-glanduloso, la sua altezza varia dai 2-4 cm ai 10-15 cm. Il nome scientifico della borracina cinerea è Sedum dasyphillum.

I suoi piccoli fusti sono gracili, cespugliosi e legnosi, e creano un effetto tipo guanciale, grazie anche alle piccole foglie grasse (lunghe 3-5 mm), bombate ai lati, crenate in modo irregolare nella parte superiore di fusti sterili o imbricate nei casi di fusti fioriferi. .

I fiorellini stellati, i cui peduncoli sono più corti del fiore, sono raggruppati in corimbi glandulosi o pubescenti di aspetto stellato, e generalmente sono composti da 5 o 6 sepali e sono bianchi, giallognoli o rosei, con venature centrali rosa più marcate ed evidenti all’esterno.

Isuoi frutti si presentano in gruppi da 5-6 follicoli appuntiti ed eretti. Come le altre specie di borracina, il suo habitat naturale è compreso tra i 1600 metri e il livello del mare, e il mese in cui la fioritura è più prosperosa è giugno.

 

La Borracina Guainata

La Borracina GuainataLa borracina guainata, il cui nome scientifico è Sedum amplexicaule tenuifolium, è una pianta comune in tutto il territorio nazionale, in particolare al sud e nelle isole, la cui altezza oscilla tra i 10 e i 30 centimetri.

Pianta adatta ad ambienti aridi, cresce su vecchi muri e rupi ombrosi sia al livello del mare che a 1900 metri d’altitudine, e le sue foglie e fusti si sono adattati a funzionare come vere e proprie riserve d’acqua.

La fioritura avviene generalmente tra aprile e giugno, con gruppi di 5-8 petali lunghi dai 5 agli 8 mm, di colore giallo e venature rosse. I fiori si presentano disposti in cime pauciflore unilaterali.

I fusti sterili prostrato-ascendenti sono avvolti da foglie acute e larghe alla base, le quali persistono nei mesi estivi, mentre i fusti fertili sono quasi privi di foglie al momento della fioritura. Il frutto è un polifollicolo, un aggregato di follicoli lunghi circa 5-7 mm e con semi di forma oblunga e con apice acuto.

La Borracina Stellata

La borracina stellata è un’altra specie di Sedum a ciclo annuale diffusa dal centro al sud della penisola, isole comprese. Il suo nome comune suggerisce la possibilità di trovare grandi cuscini di fiori o “distese di stelle” data la sua forma. Inoltre, il suo nome scientifico deriva dal termine latino “splendido”.

Grazie alla sua grande capacità di resistere alla siccità e alla scarsità di precipitazioni, il suo habitat è costituito perlopiù da rupi e muri rocciosi aridi e molto soleggiati. Il fusto si presenta diritto e l’altezza raggiunge generalmente i 15 cm. Le foglie sono dentate e di forma reniforme o obovata.

La fioritura avviene tra i mesi di aprile e maggio, con infiorescenza cimose e fiori stellati, sessili e generalmente di colore roseo.

I fiori siciliani

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Il Verbasco In Sicilia

Il genere Verbascum L. (Scrophulariaceae) è un genere molto diffuso della famiglia delle Scrophulariaceae. Il genere è rappresentato da 233 specie, molte delle quali endemiche. Molti impieghi interni ed esterni delle foglie e dei fiori di diverse specie di Verbasco L. sono stati documentati in molte società in Europa, Asia, Africa e Nord America. Queste specie sono state utilizzate nella medicina popolare tradizionale per secoli per il trattamento di una vasta gamma di disturbi umani, tra cui bronchite, tubercolosi, asma, e diversi tipi di infezioni. Le specie di verbasco contengono composti biologicamente attivi, quali gli iridoidi, le saponine, i flavonoidi, i feniletanoidi e i glicosidi neolignani.

La pianta del Verbasco è associata all’elemento del fuoco, a Ulisse e ai pianeti Saturno e Giove. Il verbasco è presente anche nell’antico poema epico dell’Odissea, attribuito al poeta greco Omero. Si narra che Ulisse, per proteggersi dalla maga Circe, portò con sé una piccola foglia di Verbasco.

Il Verbasco a Candelabro

Il Verbasco a CandelabroIl Verbascum pulverulentum, detto anche “verbasco a candelabro” è una pianta biennale che cresce fino ad un’altezza massima che si aggira sui 150-160 centimetri.

La sua fioritura va da luglio ad agosto e i semi maturano da agosto a settembre. Si tratta di una specie ermafrodita (possiede infatti sia organi maschili che femminili) e viene impollinata da mosche, lepidotteri, autoctoni.

Adatta a terreni leggeri (sabbiosi), medi e pesanti (argillosi) e predilige terreni ben drenati. Il pH adatto si trova in: terreni acidi, neutri e basici (alcalini) e può svilupparsi anche in terreni molto alcalini.

Predilige posizioni colpite dai raggi del sole e non cresce all’ombra. Il terreno più adatto per la coltivazione può ben essere terriccio comune da giardino, anche calcareo, e in genere asciutto o umido.

Il Verbasco polline

Il Verbasco polline, invece, è il nome con cui viene comunemente indicato il Verbascum blattaria. L’etimologia del nome non è certa, ma sembra trarre origine dal termine latino “blatta”, proprio perché ricordava nella forma una blatta o uno scarafaggio. Un altro elemento a favore di questa tesi deriva dalle sue presunte proprietà insetticida. La pianta infatti contiene principi tossici, in particolare i semi contengono saponine.

Curiosamente, esistono anche numerose forme dialettali con cui viene chiamata questa pianta. Il riferimento agli insetti è molto presente in particolare in Sicilia: dal “bittonica sarvaggia” del palermitano ai più comuni “brattaria” e “erva di vermi”. Il verbasco polline è una specie presente in tutte le regioni italiane ad eccezione della Val d’Aosta. Cresce un po’ ovunque: è possibile infatti osservarla in molteplici luoghi, dalle vegetazioni ruderali alle scarpate, dai bordi delle strade fino alle aiuole spartitraffico. I terreni più adatti per il verbasco polline sono suoli argillosi e limosi, moderatamente aridi, ricchi di carbonati e composti azotati. In genere non viene osservata in terreni la cui altitudine supera gli 800 metri sul livello del mare.

Questa pianta erbacea biennale è scarsamente ramificata e la sua altezza oscilla tra i 45 e i 90 cm. Il fusto centrale è robusto, nervato, e di solito glabro quando in infiorescenza. Durante il primo anno, le foglie basali formano una rosetta di circa 12-20 centimetri.

Durante il secondo anno, questa specie si avvita verso l’alto con foglie alternate lungo i fusti. Le foglie hanno margini grossolanamente merlati o dentati, e sono lunghe circa 12 cm, diventando sempre più piccole man mano che si approssimano agli steli. I fiori hanno un diametro di circa 2 centimetri, e sono composti da 5 petali, 5 stami, un calice peloso verde con 5 lobi ellittico-lanceolati, e un unico pistillo. I petali sono bianchi o gialli, e spesso hanno sfumature rosa porpora o marrone verdastro sulla superficie rivolta verso il calice. Il periodo di fioritura dura due mesi e ha luogo nel periodo tra maggio e agosto. Ogni fiore viene poi sostituito da una capsula globoidale contenente numerosi semi.

Il Verbasco Sinuato

Specie nota con il nome di “verbasco sinuato” o “verbasco sinuoso”, il Verbascum sinuatum è una pianta erbacea a ciclo biennale o perenne, molto resistente e robusta. Le sue origini euromediterranee ne fanno una pianta molto comune in tutto il territorio italiano.

Il suo habitat è molto vario, non è raro infatti vederne molti esemplari ai bordi delle strade o presso terreni incolti e ruderi. I fusti eretti e ramosi possono addirittura superare l’altezza di un metro. Le foglie generalmente hanno una disposizione a spirale.

Spesso molto pelose, le foglie superiori sono ovato-acuminate, e generalmente più o meno lobate o partite. La fioritura avviene tra i mesi di maggio e agosto. I suoi fiori sono di colore giallo con stami violetto, e sono brevemente peduncolati. I frutti si presentano come capsule tomentose e mucronate, e si fendono nel momento del rilascio dei semi.

Il primo a classificare questa specie fu lo scienziato svedese Carl von Linné, conosciuto in Italia con il nome di Linneo. Tuttavia, troviamo testimonianze anche nella letteratura, e in particolare nel romanticismo ottocentesco italiano.
Il “tasso barbasso” infatti viene citato ne “I promessi sposi” da Alessandro Manzoni, indicato come una “erbaccia” fra le moltitudini di piante infestanti che avevano invaso la villa, ormai trascurata, di Renzo Tramaglino.

Nonostante sia stata ingenerosamente definita come un “erbaccia” da molti scrittori, questa pianta contiene moltissime sostanze utili. I semi, infatti, contengono rotenone e cumarina. Il fusto è ricco di principi attivi quali i flavonoidi, l’esperidina, la mucillagine, i fitosterole, glucosidi e saponine. Infine, i fiori contengono un olio essenziale composto da acido caffeico, acido protocatechico e acido ferulico.

Grazie alle proprietà astringenti, antispasmodiche, diaforetiche ed emollienti, in passato questa pianta veniva largamente impiegata come medicamento naturale nei trattamenti contro le emorroidi, contro la gotta, contro l’asma e altri disturbi respiratori. Viene utilizzata anche ai nostri giorni: in particolare, infusi di foglie e fiori di verbasco sinuato vengono somministrati come anti tosse ed espettoranti nei casi di faringiti e bronchiti.

La Flora Siciliana

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